Il Covid-19 e le conseguenze per salario e previdenza (2/2)

In risposta alla pandemia da coronavirus (Covid-19), il Consiglio federale ha adottato diverse misure immediate. Le conseguenze per la situazione salariale e previdenziale della popolazione svizzera sono oggetto di un post in due parti. La parte 2 mostra l’impatto delle contrazioni dell’economia sulle rendite del nostro sistema di previdenza.

A. AVS (1º pilastro)

Quali sono le conseguenze dell’emergenza coronavirus per l’AVS? Al momento, si può rispondere a questa domanda solo con molte riserve. L’unica certezza è che la principale opera sociale svizzera sarà particolarmente colpita dalle contrazioni dell’economia. Essa è finanziata secondo il sistema di ripartizione, ovvero principalmente mediante contributi sul salario della popolazione attiva. A causa dell’impatto negativo sulla nostra economia e del calo tendenziale della somma salariale, è prevedibile una riduzione del volume dei contributi. Anche il gettito dell’imposta sul valore aggiunto dovrebbe ridursi a causa del calo dei consumi.

Tuttavia, secondo l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), per il momento le rendite correnti dovrebbero essere garantite poiché il fondo AVS dispone di risorse sufficienti. La pressione cresce, tuttavia, perché calano sia i ricavi del fondo AVS (a causa delle perdite sui mercati azionari) sia le entrate da contributi (a causa dell’aumento della disoccupazione). Inoltre, la situazione è resa più difficile dal fatto che a partire dal 2020 vanno in pensione le annate numerose dei baby boomer, perciò i pagamenti di rendite aumenteranno notevolmente nei prossimi anni.

Ancora più urgente, quindi, sarebbe la tanto attesa riforma dell’AVS. Le proposte spaziano da entrate IVA supplementari all’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne passando per fonti di finanziamento supplementari, come ad es. le risorse della Banca nazionale svizzera.

B. Previdenza professionale (2º pilastro)

Anche le casse pensioni soffrono a causa delle turbolenze sui mercati finanziari, con la conseguenza che alcune casse si ritroveranno in una posizione di sottocopertura. Le riserve di fluttuazione di valore costituite con i buoni utili di borsa del 2019 dovrebbero venire in gran parte cancellate. Di conseguenza si prospettano misure di risanamento, che potrebbero comportare pagamenti supplementari sia da parte dei datori di lavoro che dei lavoratori.

In questo senso non aiuta il fatto che, a causa dell’emergenza coronavirus, la discussione della tanto attesa riforma previdenziale sia stata rinviata di due mesi. Un elemento centrale è la riduzione dell’aliquota di conversione delle rendite, che definisce l’ammontare della rendita a vita in base al capitale di vecchiaia risparmiato. Questo valore va ridotto con urgenza, poiché negli ultimi decenni l’aspettativa di vita media è aumentata.

Le rendite correnti nel 2º pilastro vengono ridotte?
No, continua a sussistere il diritto al pagamento delle prestazioni di rendita correnti promesse. Mentre i pensionati ne escono indenni, dunque, i lavoratori potrebbero subire perdite finanziarie. C’è il rischio, infatti, che debbano partecipare a misure di risanamento della propria cassa pensioni. Nel caso in cui una cassa pensioni diventasse insolvente oppure non sia più possibile procedere al risanamento da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro, interviene il cosiddetto fondo di garanzia a cui sono affiliate tutte le casse pensioni. Il fondo di garanzia assicura il pagamento delle prestazioni minime nella parte obbligatoria della previdenza professionale fino a un salario massimo di 127’980 franchi.

Che cosa succede ai salari al di sopra di questo limite? Non sono protetti dal fondo di garanzia. Tuttavia, in linea di principio continua a sussistere il diritto al capitale di vecchiaia indicato nel certificato di previdenza − a meno che non si tratti di una cosiddetta soluzione previdenziale 1e. Queste ultime sono consentite a partire da un salario annuo di 127’980 franchi e consentono strategie d’investimento con una quota azionaria fino all’80%. In caso di performance negativa degli investimenti, l’intestatario della previdenza si assume per intero il rischio d’investimento.

È previsto un calo dei contributi alle casse pensioni a causa del lavoro ridotto?
No. Anche se di norma viene pagato solo l’80% del salario abituale, i contributi alla cassa pensioni devono continuare a essere pagati sul salario precedentemente assicurato (100%).

C. Che altro c’è da considerare?

  • Previdenza privata: assume un’importanza ancora maggiore a causa dell’aggravamento dei problemi e del blocco delle riforme nel 1º e nel 2º pilastro. La previdenza privata è un’integrazione mirata della previdenza per la vecchiaia mediante contributi di risparmio nel 3º pilastro, in aggiunta alle prestazioni di rendita previste dal 1º e dal 2º pilastro. Il 3º pilastro si compone di due parti: la previdenza vincolata (pilastro 3°, con conto di previdenza o piano di risparmio in fondi 3a) e la previdenza libera (pilastro 3b, ad es. un conto di risparmio o un piano di risparmio in fondi). Il pilastro 3a presenta il vantaggio che i versamenti possono essere dedotti dal reddito imponibile. Anche se il salario subisce una riduzione a seguito del lavoro ridotto, tutte le persone con un’attività lucrativa indipendente o dipendente che percepiscono un reddito soggetto all’AVS possono effettuare versamenti nel pilastro 3a. Lo stesso vale anche per i beneficiari di indennità giornaliere dell’assicurazione contro la disoccupazione (incluse le indennità per perdita di guadagno, v. parte 1). Al contrario del pilastro 3a, anche le persone che non lavorano possono versare nel pilastro 3b. I contributi non sono deducibili dall’imposta sul reddito, a differenza di quanto avviene nel pilastro 3a, ma è possibile disporre dei fondi con flessibilità in qualsiasi momento.
  • Direttive anticipate: le direttive anticipate disciplinano i casi in cui non si può più decidere autonomamente. Viene stabilito in anticipo quali misure mediche si accettano e quali si rifiutano. Questo permette ai medici di agire secondo la volontà del paziente e toglie un peso anche ai familiari. In questo periodo è particolarmente raccomandabile occuparsi di questo tema e, ad esempio, stabilire a che tipo di trattamenti medici si vuole essere sottoposti nel reparto di cure intense in caso di contagio da coronavirus. Grazie alle direttive, per i familiari e l’équipe medica diventa più facile prendere decisioni difficili. Per maggiori informazioni, consultare i link dell’associazione dei medici FMH e dell’organizzazione Pro Senectute.
  • Mandato precauzionale: serve nel caso in cui qualcuno, a causa di un infortunio, di una malattia grave o di senilità, non sia più in grado di occuparsi di sé e diventi incapace di discernimento. Mediante un mandato precauzionale, ognuno può fare in modo che una persona di fiducia si occupi delle questioni necessarie. Soprattutto le persone anziane possono così mettere per iscritto in tempo la loro volontà nonché incaricare e autorizzare una persona vicina o un servizio specializzato a occuparsi delle loro questioni in caso di incapacità di discernimento. In presenza di un mandato precauzionale giuridicamente valido, è spesso possibile evitare misure da parte dell’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) che generalmente comportano oneri e costi aggiuntivi. Maggiori informazioni sul mandato precauzionale sono disponibili qui (in tedesco).
  • Pianificazione finanziaria: soprattutto in un periodo di incertezza come quello attuale è ancora più importante avere le idee chiare sulla propria situazione finanziaria personale, le possibili lacune previdenziali e i margini di intervento che ne risultano. Raccomandiamo pertanto di eseguire una pianificazione finanziaria. Gli specialisti in pianificazione finanziaria della Banca Migros sono a vostra completa disposizione. Se necessario, potete rivolgervi al vostro consulente personale.

Serie deduzioni Covid-19

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