Che avvenga con un concubinato, un matrimonio o un’unione registrata, il passaggio dalla vita da single a quella di coppia non cambia solo la routine quotidiana, ma anche la situazione previdenziale. Se poi arrivano i figli, le questioni previdenziali diventano ancora più complesse.
Per chi è giovane e single la previdenza per la vecchiaia è ancora un problema lontano. Fino ai 25 anni o più non c’è motivo di preoccuparsi del pilastro 3a, tanto più all’inizio della carriera lavorativa quando il salario e l’onere fiscale sono relativamente moderati e dunque le possibilità di risparmio fiscale tramite il terzo pilastro risultano limitate. Se rimane qualcosa del proprio budget, di solito già esiguo, è meglio investire in un piano di risparmio in fondi. Quest’ultimo offre una flessibilità finanziaria nettamente maggiore rispetto al pilastro 3a ed è quindi l’ideale per questa fase della vita in cui i piani per il futuro non sono ancora ben definiti.
Vivere insieme: una questione sentimentale, ma anche finanziaria
Iniziando una convivenza, il proprio futuro acquista contorni più concreti. Almeno all’inizio della relazione molte coppie vivono insieme senza prima sposarsi, perché il matrimonio viene spesso associato a svantaggi fiscali. E questo a torto: secondo i dati pubblicati dall’Amministrazione federale delle contribuzioni, solo nel 7% circa dei casi chi vive in regime di concubinato è nettamente favorito rispetto a chi è sposato; nel 60% la situazione è equivalente e nel 33% è sfavorevole ai partner in concubinato. Anche sotto altri aspetti il concubinato ha determinati svantaggi rispetto al matrimonio e all’unione registrata di coppie dello stesso sesso. Ecco quindi come è necessario procedere:
- I partner in concubinato dovrebbero avere una procura sui conti dell’altra persona oppure un conto in comune. Infatti, a differenza del matrimonio e dell’unione registrata, il concubinato non dà diritto di accesso alle informazioni bancarie.
- Il diritto di accesso alle informazioni non è automaticamente previsto neanche nei confronti dei medici e del personale sanitario. È dunque consigliabile firmare una dichiarazione di svincolo dal segreto professionale, depositandola ad esempio presso il medico di famiglia.
- È necessario conferire un mandato precauzionale e redigere le direttive del paziente. In questo modo il partner acquisisce il diritto di rappresentanza nel caso in cui l’altro venga a trovarsi in uno stato di incapacità di discernimento.
- È inoltre consigliabile un contratto di concubinato, che contiene informazioni come l’inventario dei valori patrimoniali, le modalità di finanziamento (mezzi di sussistenza, nuovi acquisti, proprietà abitativa, ecc.) e il regolamento delle modalità di separazione e delle prestazioni di compensazione finanziaria.
Lacune AVS per le coppie in concubinato
Nel corso degli anni, quando la relazione si approfondisce, uno dei partner in concubinato può decidere di ridurre la sua attività lavorativa per occuparsi della casa e dei figli. Purtroppo, sotto il profilo previdenziale, la felicità di coppia può rivelarsi disastrosa. Prima di tutto, solo il partner che lavora versa i contributi AVS; in secondo luogo, al momento del calcolo della rendita gli averi non vengono suddivisi tra i partner, come avviene invece nel caso delle coppie sposate o in unione registrata. Di conseguenza, il partner del concubinato che non lavora può ritrovarsi a dover vivere con una rendita AVS piuttosto esigua. In caso di morte del partner, l’altra persona non riceve addirittura nessuna prestazione, poiché l’AVS non prevede alcuna rendita vedovile per i concubinati. Per questo motivo, in tema di AVS occorre considerare i seguenti punti:
- Se il coniuge o il partner di un’unione domestica registrata non esercita un’attività lucrativa, si adempie all’obbligo contributivo AVS quando l’altra persona versa almeno il doppio dei contributi AVS minimi. Le coppie in regime di concubinato non hanno questa possibilità. In quest’ultimo caso il partner che si occupa della casa e dei figli dovrebbe avere una fonte di reddito accessorio per continuare a pagare i contributi AVS; altrimenti corre il rischio di percepire una rendita ridotta.
- Se la coppia ha figli, è possibile richiedere che gli accrediti per compiti educativi vengano iscritti interamente sul conto del genitore che non lavora. (Se i genitori esercitano l’autorità parentale congiunta è necessario un accordo scritto, perché altrimenti l’AVS divide gli accrediti a metà tra i genitori).
Proprio come per l’AVS, anche per la cassa pensioni non sono previsti diritti legali per le coppie in regime di concubinato. Tuttavia, in caso di morte del partner, molte casse pensioni concedono comunque una rendita all’altra persona. Queste prestazioni sono però soggette a determinate condizioni, ad es. che il concubinato sia iniziato prima del pensionamento oppure prima di una determinata età (per lo più 60 anni). Altri requisiti possono essere che il partner sia stato ampiamente sostenuto economicamente dalla persona deceduta, che il concubinato sia durato almeno cinque anni o che la persona superstite debba provvedere a un figlio della coppia. Dovreste dunque prendere le seguenti misure precauzionali:
- Informatevi presso la vostra cassa pensioni sulle prestazioni previste per le coppie in concubinato.
- Informate la cassa pensioni del vostro concubinato, ad es. presentando la copia del contratto di concubinato. Chi non lo comunica o provvede troppo tardi, può perdere il diritto alla rendita.
- Se la cassa pensioni non prevede una rendita per le coppie in regime di concubinato, dovreste prelevare il capitale una volta giunti all’età di pensionamento.
In età di pensionamento il concubinato ha più vantaggi
Quando arriva l’età della pensione, la situazione si capovolge. Mentre prima il concubinato è spesso poco conveniente sotto il profilo finanziario, dopo il pensionamento offre diversi vantaggi rispetto al matrimonio e all’unione registrata. In questi ultimi due casi le coppie ricevono solo una rendita e mezzo, mentre ognuno dei partner in concubinato riceve una rendita AVS intera. Non vale però la pena di divorziare solo per poter approfittare di questa norma. Infatti, in caso di morte del partner, la persona superstite non riceverebbe la rendita vedovile AVS. Inoltre, in molti cantoni, le coppie in concubinato devono pagare imposte sulle successioni più elevate.
L’eredità con o senza matrimonio
In diversi cantoni, al momento della successione, i partner in concubinato pagano la tariffa d’imposta massima per le persone senza legami di parentela (AI, GE, GR, SG, SH, SO, TG, TI, VD, VS). In altri cantoni si applicano invece aliquote ridotte, che sono però condizionate al rispetto di determinati requisiti, ad es. che la convivenza sia durata almeno cinque anni. Vanno anche tenute in considerazione le quote legittime:
- Se la persona defunta ha dei figli, questi hanno diritto a una quota legittima pari a tre quarti dell’eredità, mentre al partner in concubinato spetta soltanto un quarto. Soluzioni diverse richiedono il consenso dei figli e, per garantire la sicurezza del diritto, andrebbero definite in un contratto successorio. Al contrario, i coniugi e i partner in unione domestica registrata possono beneficiare di soluzioni diverse anche senza il consenso dei figli. Oltre che al diritto successorio, possono infatti ricorrere alle disposizioni in materia di regime dei beni (leggete in proposito il nostro articolo del blog sulla liberalità).
- Norme specifiche si applicano per le assicurazioni sulla previdenza libera (pilastro 3b). È vero che in caso di decesso il premio viene pagato direttamente al beneficiario; tuttavia, per le polizze con valore di riscatto, l’importo viene sommato all’eredità. Se così la quota legittima non viene rispettata, gli eredi possono intentare una causa per richiedere la propria parte. Sono invece prive di valore di riscatto le cosiddette assicurazioni di puro rischio, che vengono stipulate senza quota di risparmio.
- A differenza di quanto accade con il pilastro 3b, per le assicurazioni e i conti previdenziali del pilastro 3a non si può scegliere liberamente il beneficiario. Solo se non si è né sposati né in unione domestica registrata, il testatore può lasciare il patrimonio 3a ai figli o al partner superstite. Anche in questo caso si devono rispettare le quote legittime (maggiori dettagli in questo articolo del nostro blog).