Grosse disparità tra i sessi nella previdenza

Ogni anno i nostri istituti di previdenza pagano rendite di vecchiaia per oltre 50 miliardi di franchi. Quanto di questa somma ricevono le donne e quanto spetta agli uomini? Dalla nostra analisi emerge che esiste una notevole disparità. E il divario si riduce solo lentamente.

La discriminazione a livello retributivo tra uomini e donne è un argomento molto discusso, di conseguenza le autorità rilevano accuratamente l’evoluzione di questo divario e i fattori responsabili.

Nella previdenza la situazione è molto diversa: cercare una valutazione ufficiale della parte che spetta alle donne e di quella degli uomini è un’impresa vana. Eppure c’è in ballo parecchio denaro.

Nel solo 2013 l’AVS e la previdenza professionale hanno pagato rendite di vecchiaia per 52 miliardi di franchi.

E questa somma aumenta di 1,5 miliardi l’anno.

Cerchiamo dunque di fare un po’ di luce nella distribuzione tra i sessi dei fondi della previdenza: per il maggiore dei due istituti, l’AVS, il 58 percento dei 32 miliardi di franchi di rendite di vecchiaia va alle donne (v. grafico). Il motivo principale della prevalenza femminile è la più lunga aspettativa di vita: le donne vivono infatti tre anni di più in media. Dal momento che il primo pilastro è finanziato secondo il principio di ripartizione, le donne beneficiano inoltre dei contributi salariali più elevati degli uomini.

L’AVS versa ogni anno 32 miliardi di franchi in rendite di vecchiaia. Le donne ricevono il 58 percento. Delle rendite della previdenza professionale, invece, alle donne va solo il 22 percento. La somma del primo e del secondo pilastro è quindi la seguente: dei 52 miliardi di franchi di rendite di vecchiaia gli uomini riscuotono 29 miliardi e le donne 23.
L’AVS versa ogni anno 32 miliardi di franchi in rendite di vecchiaia. Le donne ricevono il 58 percento. Delle rendite della previdenza professionale, invece, alle donne va solo il 22 percento. La somma del primo e del secondo pilastro è quindi la seguente: dei 52 miliardi di franchi di rendite di vecchiaia gli uomini riscuotono 29 miliardi e le donne 23.

In modo esattamente opposto sono distribuiti i pesi nel secondo pilastro, dove ben il 78 percento delle rendite di vecchiaia va agli uomini e solo il 22 percento alle donne. Come si spiega questa disparità? Nella previdenza professionale la rendita dipende dall’ammontare dei versamenti effettuati, ai quali il datore di lavoro contribuisce per almeno la metà. La quota notevolmente più bassa delle donne rispecchia quindi il tasso d’attività professionale e lo stipendio medio inferiore. Il divario si sta colmando, ma molto lentamente: dieci anni fa le donne percepivano solo il 18 percento delle rendite versate.

Dalla nostra valutazione emerge che il rischio di una carente previdenza per la vecchiaia è maggiore tra le donne. Qui occorre considerare alcuni fattori particolari, tra cui la trattenuta di coordinamento nel lavoro a tempo parziale oppure le conseguenze di un divorzio. Su questo blog vi spiego molto concretamente le possibili insidie della previdenza e com’è possibile porvi rimedio. Trovate questi consigli sotto il titolo “Sette consigli in materia di previdenza per le donne – e per gli uomini”.

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