Le Borse sono euforiche, le previsioni economiche sono ottimistiche. Il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa. Christoph Sax, economista capo della Banca Migros, ci spiega perché.
(L’intervista è stata pubblicata il 14.21.2020 nella rivista Azione. Testo: Benita Vogel)
Signor Sax, all’inizio dell’anno l’economia ha subito uno shock senza precedenti. Oggi siamo messi meglio del previsto: invece del 6% l’economia svizzera è calata soltanto del 3%. Come mai?
Il consumo privato ha contribuito molto. La quota di risparmio è effettivamente aumentata a causa dell’insicurezza occupazionale, ma la gente ha continuato a spendere soldi per accessori del computer, mobili, biciclette e ristrutturazioni. Il lavoro a tempo ridotto e i crediti transitori della Confederazione sono stati di grande sollievo. Dopo il lockdown c’è stata una corsa al recupero. È d’aiuto anche la struttura dell’economia svizzera.
In che senso?
L’industria farmaceutica costituisce una parte significativa dell’economia elvetica e non è stata quasi colpita dalla pandemia. Parallelamente, qui da noi il turismo – particolarmente toccato dalle misure di protezione – ha un peso minore che nei paesi vicini. Inoltre l’economia cinese e di altre nazioni asiatiche sta andando di nuovo bene. Ciò supporta la congiuntura mondiale, di cui beneficia anche un paese esportatore come la Svizzera, che guadagna all’estero un franco su due.
Il continuo tira e molla sulle misure di protezione causa incertezza. Quali sono gli effetti delle ultime restrizioni del Consiglio federale?
Lo vedremo in primavera. Ipotizziamo un inverno difficile, soprattutto perché il turismo e la ristorazione soffriranno pesantemente. Comunque, da un punto di vista economico il corso liberale intrapreso dal governo in autunno ha funzionato bene. L’industria ha preso slancio e registra più ordinativi. Per gli ospedali, invece, questo corso si è rivelato un grosso dispendio. In primavera, comunque, l’atmosfera generale dovrebbe migliorare.
Da dove viene questo ottimismo?
Tutto dipende dal vaccino. L’inizio della campagna di vaccinazione e le temperature più miti porteranno a un allentamento delle misure di protezione in primavera. Entro il prossimo autunno le restrizioni dovrebbero essere attenuate fino al punto che potremo tornare a viaggiare liberamente. Per il prossimo anno, stimiamo una crescita di tre punti percentuali del prodotto interno lordo svizzero.
Non c’è un clima un po’ troppo euforico? Non sappiamo ancora nulla sulla durata dell’efficacia e sugli effetti collaterali del vaccino.
Ci possono sempre essere battute d’arresto in fase di omologazione, a causa della durata dell’efficacia o degli effetti collaterali. Ma le probabilità che vada a buon fine sono alte, gli studi sul vaccino evidenziano risultati molto promettenti. L’ottimismo è giustificato. Tre fornitori – AstraZeneca, Moderna e Pfizer/Biontech – hanno già completato lo sviluppo dei loro vaccini e il prossimo anno ne produrranno fino a 5 miliardi di dosi con cui sarà possibile vaccinare 2,5 miliardi di persone. Nella prima metà del 2020 altri sei produttori concluderanno lo sviluppo dei loro potenziali vaccini, aumentando notevolmente la disponibilità di dosi. Ciò contribuirà ad assorbire eventuali battute d’arresto riguardanti altri farmaci.
E se la gente non vorrà farsi vaccinare?
Capisco le riserve, specie perché i vaccini sono stati sviluppati in tempi molto rapidi. Tuttavia, presumo che la fiducia crescerà nel corso dell’anno. Chi va volentieri all’estero, potrà muoversi molto più tranquillamente. Per contenere notevolmente il virus, è sufficiente che una persona su due si faccia vaccinare. È importante soprattutto proteggere i gruppi a rischio e che gli ospedali vengano alleggeriti.
Cosa succede se la strategia di vaccinazione fallisce?
Allora ci saranno altre ondate. L’economia tornerà in recessione, aumenteranno i fallimenti e la disoccupazione. Stimiamo che le probabilità di uno scenario del genere siano del 40%.
A quanto pare anche le borse si aspettano che il vaccino abbia molto successo. I corsi sono andati di nuovo alle stelle. Sta per scoppiare la bolla?
Non dovrebbe succedere. L’anno prossimo gli utili societari si riprenderanno notevolmente. Ciò giustifica l’aumento dei titoli di borsa. Inoltre, stiamo vivendo una spinta tecnologica in molti settori. La digitalizzazione apre grandi opportunità. Ci sono molti modelli commerciali che aumentano la fruibilità per i clienti, come ad esempio tutti gli strumenti informatici per lavorare tramite Internet, la creazione in rete di valore aggiunto nell’industria oppure i prodotti innovativi del settore finanziario. Anche la medicina sta vivendo un’offensiva innovativa. Si tratta di progressi tecnologici che comportano salti di produttività, che creano crescita e prosperità.
Di solito quando le borse salgono e l’economia va meglio, salgono anche i tassi d’interesse. Sarà così anche il prossimo anno?
Non prevediamo che i tassi crescano così in fretta. Le banche centrali continuano a pompare tanti soldi nell’economia, per prevenire una crisi economica e finanziaria. In Europa la politica monetaria espansiva proseguirà ben oltre il 2021. Inoltre, ci vorranno uno o due anni finché l’economia si riprenda completamente dalla pandemia in tutti i settori. Perciò, per il momento, non si prevede inflazione, un fattore che spesso porta con sé un aumento dei tassi d’interesse. Di conseguenza, i tassi ipotecari rimarranno stabili a un livello molto basso anche il prossimo anno.
Oltre alle banche centrali, anche gli Stati spendono soldi a piene mani per parare le conseguenze della pandemia. Non si stanno indebitando troppo?
Attualmente l’indebitamento globale sta crescendo notevolmente. In percentuale al prodotto interno lordo, i debiti pubblici delle nazioni industrializzate aumenteranno di circa 20 punti percentuali. Ma, grazie ai bassi tassi d’interesse, tali debiti sono facilmente sopportabili. Se in futuro gli interessi aumenteranno, la maggiore spesa per il debito restringerà il margine di manovra finanziario degli Stati e il potenziale di crescita. Se gli investitori dovessero diventare molto più cauti nei confronti dei titoli di Stato di paesi con un forte debito pubblico come l’Italia, la Grecia o il Portogallo, la Banca centrale europea (BCE) non comprerebbe più grosse quantità delle loro obbligazioni. Se un giorno la BCE dovesse interrompere questi acquisti, tornerà a salire il nervosismo all’interno dei ministeri delle finanze e tra gli investitori.
Come si comporterà il debito pubblico svizzero?
In Svizzera gli aiuti di Stato impatteranno meno profondamente sul debito pubblico, a condizione che la Confederazione non debba farsi carico con le sue garanzie di troppe insolvenze sui prestiti. Finora le misure della Confederazione hanno evitato molti fallimenti e una maggiore perdita di posti di lavoro. Tuttavia, esse non saranno più sufficienti se nel 2021 dovessero arrivare altre ondate pandemiche. Comunque sia, in Svizzera l’aumento del debito pubblico sarà sopportabile per le prossime generazioni. Grazie al freno all’indebitamento, il nostro paese si è dimostrato molto previdente in vista di questi anni di situazione straordinaria.
Dove si sentiranno maggiormente le conseguenze della crisi?
Nei paesi industrializzati il finanziamento dei sistemi pensionistici sarà ancora di più al centro dell’attenzione. Maggiore indebitamento, minor margine di manovra finanziario in combinazione con l’invecchiamento della popolazione, costituiscono una costellazione complicata.
E per quanto riguarda il benessere?
Molta ricchezza è andata distrutta. C’è da temere che in molte nazioni il divario del benessere si allargherà e la disparità sociale continuerà a crescere. Il rischio aumenta se ci saranno altre ondate pandemiche e salirà la disoccupazione.
Quest’anno ha portato con sé molte cose negative, c’è stato anche qualcosa di positivo?
L’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. Il nuovo presidente rafforzerà le relazioni internazionali e farà aumentare la sicurezza della programmazione, garantendo maggiori investimenti. Il prossimo anno, il commercio mondiale di merci e materie prime si riprenderà, aiutando così i paesi emergenti. Biden, comunque, si opporrà alla crescente influenza globale della Cina con la stessa determinazione del suo predecessore.
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