Un accordo di libero scambio con il Paese asiatico apre le porte a un mercato di sbocco finora pressoché inesplorato, ma comporta anche delle sfide.
Lo scorso fine settimana il consigliere federale Guy Parmelin ha annunciato che l’Associazione europea di libero scambio, di cui fanno parte, oltre alla Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, ha concordato con l’India le linee generali di un accordo di libero scambio. L’intesa rappresenta una vera e propria svolta nei negoziati, iniziati nel 2008. Prima che il trattato possa essere ratificato da entrambe le parti dovranno ancora essere definiti meglio gli ultimi dettagli. In questi casi è difficile prevedere quanto tempo ci vorrà, ma l’AELS è in vantaggio rispetto all’Unione europea.
Per le imprese svizzere un facile accesso ai mercati di sbocco
Date le dimensioni limitate del mercato interno, la Svizzera dipende dal commercio estero. Gran parte del suo benessere dipende quindi dalla capacità delle imprese svizzere di commerciare beni e servizi su mercati di sbocco esteri e di effettuare investimenti transfrontalieri. Per questo motivo la Segreteria di Stato dell’economia è impegnata da più di mezzo secolo nella negoziazione di accordi di libero scambio con l’obiettivo di rendere più agevole l’accesso ai mercati esteri. Un accordo di libero scambio (ALS) fornisce delle chiare condizioni quadro e rimuove ostacoli al commercio come i dazi doganali, le restrizioni e le quote commerciali, nonché norme di natura tecnico-amministrativa. Non esiste una soluzione standardizzata: sebbene l’accordo si basi sui principi fondamentali dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, le clausole specifiche – che possono includere anche gli aiuti allo sviluppo – vengono negoziate di volta in volta. Per fare un esempio, dagli accordi di libero scambio è escluso il settore agricolo svizzero.
La politica di libero scambio della Svizzera è iniziata nel 1960 con l’adesione all’Associazione europea di libero scambio. Una decina d’anni dopo è seguito l’accordo con la Comunità economica europea, che è stata il precursore dell’Unione europea. A partire dagli anni ’90 sono stati conclusi numerosi altri accordi, prima con partner commerciali europei e successivamente con partner commerciali mondiali. Tra questi vi sono i Paesi asiatici, nel 2009 il Giappone, il primo di essi, e la Cina, la seconda economia mondiale. L’area di libero scambio viene continuamente ampliata per non compromettere la competitività delle imprese svizzere rispetto a quella dei principali concorrenti, che stanno anch’essi espandendo le loro politiche di libero scambio. Attualmente la Svizzera sta negoziando, da sola oppure nella sua qualità di membro dell’AELS, soprattutto con i Paesi del Sud-Est asiatico. Un ALS con gli Stati Uniti è stato finora accantonato. Oltre agli accordi di libero scambio, all’inizio di quest’anno la Svizzera ha adottato un’altra misura volta ad abbattere i costi di produzione in Svizzera: l’abolizione dei dazi doganali sulle importazioni di prodotti industriali, ad eccezione dei prodotti agricoli.
Un Paese immenso con grandi potenzialità e sfide
L’anno scorso, l’India ha superato la Cina diventando il Paese più popoloso del mondo. Negli ultimi due decenni, il prodotto interno lordo indiano è cresciuto in media di oltre il 6% all’anno, ma l’economia non raggiunge ancora il livello di quella cinese, e centinaia di milioni di persone vivono in condizioni di assoluta povertà. È una nazione caratterizzata da un’estrema disuguaglianza di reddito e ricchezza, e la forte crescita economica sta ampliando il divario. Anche se recentemente è diminuito il controllo pubblico sul settore privato, secondo gli standard occidentali lo Stato interviene ancora pesantemente nell’economia indiana regolando l’economia interna, attuando una politica industriale e un marcato protezionismo. Gli elevati dazi doganali e la scarsa protezione dei brevetti incentivano le aziende indiane a sostituire, nei limiti del possibile, le importazioni con prodotti nazionali.
La quota dell’India nel commercio estero svizzero è modesta: nel 2022 non ha raggiunto nemmeno l’1% delle importazioni e delle esportazioni globali (2,5 miliardi di CHF; 1,8 miliardi di CHF; senza considerare il commercio dell’oro) e la Svizzera presenta un deficit commerciale. In entrambe le direzioni, la maggior parte degli scambi riguarda prodotti dell’industria chimico-farmaceutica. L’India è notoriamente considerata la «farmacia del mondo» e produce medicamenti (tra cui farmaci generici, vaccini ecc.) a basso costo, soprattutto per i Paesi più poveri. Altre importanti categorie d’importazione per la Svizzera sono i metalli e i prodotti dell’industria tessile. Le principali esportazioni verso l’India sono l’elettronica, gli strumenti di precisione e gli orologi, che sono tuttavia soggetti a dazi doganali non indifferenti. Lo scambio di servizi tra la Svizzera e il Paese asiatico supera leggermente quello di merci, ma anche in questo caso l’India non si annovera tra i principali partner commerciali. Dall’India la Svizzera importa prevalentemente servizi ICT. Le principali esportazioni verso l’India sono le licenze per la produzione di beni brevettati, i trasporti e le spese dei turisti indiani in Svizzera.
Agevolare l’accesso della Svizzera al mercato indiano significa aprire le porte a un potenziale di crescita molto ampio, attualmente poco sfruttato. L’attrattiva dell’India come luogo di investimento aumenterà in modo significativo. Il Paese asiatico trarrà vantaggio dall’accesso a un piccolo mercato che opera sul mercato unico dell’UE. Una sorta di mercato di prova per un futuro accordo con l’Unione europea. Non è però tutto oro quel che luccica. Da un lato, le imprese potrebbero delocalizzare la loro produzione e i loro servizi, ciò che potrebbe andare a scapito del mercato del lavoro svizzero. Da un altro lato, l’India non eccelle certo in termini di diritti del lavoro e di tutela dell’ambiente.
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