Il rally del petrolio è agli sgoccioli?

Di recente il prezzo del petrolio è fortemente aumentato. Grazie al rialzo dei prezzi la produzione dovrebbe subire un notevole incremento, soprattutto negli Stati Uniti. Pertanto la Banca Migros vede un potenziale di crescita solo limitato nelle quotazioni del petrolio per l’anno in corso.

Dall’estate del 2017 la ripresa economica globale e i tagli alla produzione stabiliti dall’OPEC (organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) hanno provocato un netto aumento del prezzo del petrolio. Tra gli altri fattori che hanno contributo a questo incremento si annoverano il recente indebolimento del dollaro, le tensioni geopolitiche, incluso un possibile scioglimento dell’accordo sul nucleare iraniano, le inattese interruzioni dell’approvvigionamento in Libia e il forte calo della produzione di petrolio in Venezuela.

In questo contesto si è anche assistito a un ulteriore processo di riduzione delle riserve, che alla fine del 2017 ha addirittura subito un’accelerazione. In base al rapporto di gennaio dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), a novembre scorso le riserve dell’OCSE sono diminuite di 17,9 milioni di barili. È un ritmo doppio rispetto alla media degli ultimi cinque anni. I dati provvisori indicano un calo ancora più netto per il mese di dicembre.

Attualmente i fondamentali indicano una contrazione dell’offerta del greggio sul mercato fisico.

Nel 2017 le riserve di petrolio sono diminuite per tre trimestri consecutivi. In media la riduzione è stata pari a 630 000 barili al giorno, un fatto che nel rapporto dell’AIE è stato definito «eccezionale». In tempi recenti un calo in tre trimestri consecutivi si è verificato ben poche volte. Ecco alcuni esempi: 1999 (prezzo raddoppiato), 2009 (aumento del prezzo di quasi 20 dollari al barile) e 2013 (aumento del prezzo di 6 dollari al barile). Volendo fare un confronto, da giugno 2017 il petrolio Brent è passato da circa 46 dollari al barile all’attuale prezzo di quasi 67 dollari.

Il prezzo del petrolio è fortemente aumentato
Fonte: Bloomberg

Attualmente i dati fondamentali indicano una contrazione dell’offerta del greggio sul mercato fisico. Per questo non sorprende che negli ultimi tempi, sulla scorta della forte contrazione dell’offerta, gli hedge fund e gli investitori ricomincino a orientarsi al petrolio e alle azioni petrolifere e anche gli analisti finanziari raccomandino sempre più spesso questi investimenti. C’è però da chiedersi se il futuro del prezzo del petrolio, e dunque delle azioni petrolifere, sia davvero così roseo come lascia supporre l’attuale aumento dei prezzi. E la risposta è piuttosto un no. Le prospettive sono offuscate dall’ampliamento dell’offerta di petrolio previsto per il 2018.

Il rally del petrolio al quale si è assistito negli ultimi mesi potrebbe già essere agli sgoccioli. Molto probabilmente l’offerta di petrolio negli Stati Uniti e in altri Paesi non appartenenti all’OPEC registrerà un notevole incremento nell’anno in corso. L’AIE ha dunque rivisto nettamente al rialzo le stime di crescita per la produzione di petrolio statunitense. Già una volta l’agenzia statunitense Energy Information Administration (EIA) e l’OPEC – per non parlare di tutta una serie di banche d’investimento – avevano ritoccato le previsioni decisamente verso l’alto.

Secondo l’EIA, nel 2018 la produzione di greggio negli USA aumenterà all’incirca del 10%.

L’EIA, ad esempio, stima che nel 2018 la produzione complessiva di greggio negli USA ammonterà in media a 10,3 milioni di barili al giorno. Ciò equivarrebbe a un aumento del 10% rispetto al 2017. Se si raggiungesse davvero questo livello, si tratterebbe della media annua di produzione petrolifera più elevata nella storia degli Stati Uniti. Il record attuale di 9,6 milioni di barili di petrolio al giorno risale al 1970. Per il 2019 l’EIA prevede un ulteriore incremento della produzione di greggio statunitense che dovrebbe arrivare a 10,8 milioni di barili al giorno.

Produzione di greggio USA
Fonte: EIA

Tutte queste organizzazioni – AIE, EIA e OPEC – concordano comunque su una cosa: quest’anno l’industria americana dell’olio di scisto crescerà molto più di quanto diversi studi abbiano predetto pochi mesi fa. Nelle sue previsioni l’AIE ha quindi concluso che la produzione di greggio statunitense potrebbe superare presto quella dell’Arabia Saudita e concorrere con quella russa. Attualmente la Russia produce più di 11 milioni di barili al giorno.

Il Brasile e il Canada sono altri due Paesi non appartenenti all’OPEC per i quali si prevede una notevole crescita della produzione petrolifera.

Non saranno solo gli Stati Uniti a portare ancora più petrolio sul mercato nel 2018. Il Brasile e il Canada sono altri due Paesi non appartenenti all’OPEC per i quali si prevede una notevole crescita della produzione petrolifera. Secondo l’AIE, la massiccia espansione della produzione in questi tre Paesi dovrebbe essere di gran lunga superiore alla contrazione, potenzialmente forte, che potrebbe interessare il Venezuela e il Messico. Per il 2018 l’Agenzia internazionale dell’energia stima un aumento della produzione esterna all’OPEC pari a 1,7 milioni di barili al giorno.

Questi numeri faranno riflettere gli speculatori rialzisti, poiché nel 2018 la domanda dovrebbe aumentare solo di 1,3 milioni di barili al giorno. Nonostante l’AIE abbia ammesso che le sue stime sulla domanda potrebbero essere conservative, anche le più ottimistiche previsioni dell’OPEC, pari a 1,5 milioni di barili al giorno, non basterebbero a compensare l’espansione della produzione di 1,7 milioni di barili al giorno prevista per i Paese non appartenenti all’OPEC. In questo scenario le riserve tornerebbero ad aumentare mettendo così ulteriormente in dubbio l’attuale incremento del prezzo dell’oro nero.

Per l’anno in corso la Banca Migros vede un potenziale di crescita solo limitato nelle quotazioni del petrolio, insieme a un maggiore rischio di un’inversione di tendenza. Durante l’anno il prezzo del petrolio dovrebbe oscillare tra i 60 e i 75 dollari al barile. Quotazioni superiori sarebbero possibili solo nel caso in cui insorgesse un nuovo focolaio di conflitto politico.

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