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Borsa USA, i motivi del rialzo

Il mercato azionario statunitense ha toccato nuovi picchi. L’aumento delle quotazioni non è da attribuire solo a una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori. Il rialzo rispecchia anche i risultati economici positivi di molte aziende USA.

Le azioni americane sono richieste come quasi mai prima d’ora e gli indici azionari USA hanno toccato nuovi massimi storici. Tutto questo nonostante sui mercati finanziari crescano i dubbi sulla capacità di Donald Trump di dare un ulteriore impulso all’economia statunitense. Tuttavia, sarebbe fin troppo riduttivo attribuire il rialzo della borsa esclusivamente alla banca centrale e alla crisi degli investimenti. Negli USA il livello dei tassi d’interesse è nettamente più alto che in Svizzera o nell’Eurozona. La banca centrale americana ha di nuovo aumentato il tasso di riferimento a metà giugno, portandolo all’1,125%. I titoli di stato USA con scadenza a 10 anni rendono circa il 2,2%, mentre i corrispettivi svizzeri continuano ad attestare rendimenti negativi al -0,2%. Di conseguenza gli investitori americani hanno meno motivi per preferire le azioni alle obbligazioni.

Le valutazioni sono notevolmente aumentate.

Ciononostante, è vero che anche gli investitori statunitensi sono disposti a pagare prezzi sempre più alti per le azioni. Con il valore attuale dell’indice azionario S&P 500, un’azione costa in media 18,5 volte in più rispetto al guadagno previsto nei successivi quattro trimestri; cinque anni fa il prezzo d’acquisto medio era solo 12,5 volte maggiore.

Da una parte, questa forte propensione all’acquisto rispecchia un giudizio ottimistico sulle prospettive economiche a lungo termine, soprattutto in relazione alle imprese tecnologiche in rapida crescita, le cui valutazioni raggiungono talvolta livelli molto elevati. Dall’altra, le aziende statunitensi mostrano una profittabilità particolarmente alta rispetto alla media internazionale. Il miglioramento della redditività è stato favorito dalla diminuzione dei tassi e dei costi di finanziamento, ma questi fattori da soli non bastano a spiegare interamente il fenomeno. Molte imprese USA hanno concluso accordi di cooperazione ed effettuato acquisizioni per guadagnarsi una posizione dominate sul mercato, soprattutto a livello nazionale, e creare barriere di accesso al mercato per i potenziali concorrenti. Questo rende le azioni americane particolarmente allettanti per gli investitori stranieri.

Margini operativi EBITDA negli Stati Uniti e in Europa
* Reddito esclusi interessi, imposte, svalutazioni e ammortament.
Fonte: Bloomberg

Dal punto di vista macroeconomico la presenza di oligopoli non è necessariamente positiva, poiché limita la concorrenza e provoca spesso un aumento dei prezzi. Per gli azionisti ha però risvolti favorevoli, assicurando alle aziende maggiori profitti e una situazione finanziaria migliore. Non deve quindi sorprendere che, se si calcola in percentuale del PIL, le imprese statunitensi arrivino oggi a sfiorare i livelli massimi storici. Il rallentamento degli ultimi due anni è stato dovuto soprattutto al rafforzamento del dollaro e al temporaneo calo del prezzo del petrolio. Nel frattempo entrambi gli effetti si sono però attenuati e gli analisti prevedono un netto incremento degli utili per tutto il 2017.

Profitto netto dopo le tasse delle imprese USA in percentuale del PIL
Fonte: U.S. Bureau of Economic Analysis, Federal Reserve Bank of St. Louis.

Molte imprese statunitensi possiedono ora ampie riserve di liquidità. Alla fine del 2016, i mezzi liquidi di tutte le aziende USA quotate in borsa (escludendo quelle del settore finanziario) ammontavano a 1770 miliardi di dollari. Quasi la metà di questa ricchezza si colloca nel settore tecnologico, con Apple che da sola detiene riserve per 250 miliardi di dollari. Volendo fare un confronto, basti pensare che in Svizzera questi mezzi sarebbero sufficienti a estinguere tutti i debiti della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni. Il produttore di iPhone californiano rappresenta così una categoria a sé stante.

Nonostante il rialzo, chi diversifica gli investimenti per aree geografiche non dovrebbe rinunciare alle azioni USA.

Con l’aumento della valutazione delle azioni statunitensi sono anche cresciuti i rischi di correzione. L’alto livello delle quotazioni rispecchia la fiducia in una perdurante crescita dei profitti e per certi versi anche la convinzione che la congiuntura globale resterà positiva. Il fenomeno è però anche legato all’annunciata riforma fiscale, che ridurrà nettamente la pressione fiscale a carico delle aziende USA portando quindi a un incremento della profittabilità.

Un crollo delle quotazioni potrebbe comunque verificarsi solo nel caso in cui le previsioni di crescita a lungo termine dovessero essere ridimensionate, ad esempio a causa di un imprevisto rallentamento dell’economia o in caso di abbandono del progetto di riforma fiscale per le imprese. Una forte contrazione dei mercati sarebbe però un’opportunità di acquisto per gli investitori orientati al lungo termine, poiché l’atteggiamento cauto sui mercati causerebbe di certo una diminuzione del sovrapprezzo per le azioni di qualità. Nella situazione attuale è invece preferibile agire in maniera selettiva procedendo soltanto ad acquisti mirati. Nonostante l’attuale rialzo, chi diversifica gli investimenti per aree geografiche non dovrebbe rinunciare alle azioni USA.

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