Aggiornamento sulla politica d’investimento della Banca Migros

Si avvia alla conclusione un anno turbolento per le borse. Markus Wattinger, responsabile dell’Asset Management alla Banca Migros, spiega perché la banca si attiene alla sua convalidata allocazione e come si evolve la congiuntura globale.

Brexit: solo una tempesta in un bicchier d’acqua

Sebbene l’iniziale reazione negativa dei mercati finanziari all’inatteso sì degli Inglesi all’uscita dall’UE si sia estesa a macchia d’olio, la calma è tornata e i mercati si sono ripresi relativamente in fretta. Un importante aiuto è giunto dalle banche centrali, che dopo lo shock causato dalla Brexit hanno promesso di contrastare gli attesi effetti negativi sulla congiuntura globale con ulteriori misure di politica economica. La maggior parte dei mercati azionari ha dunque recuperato a vele spiegate le perdite subite dopo il maremoto della Brexit. La borsa americana ha sfruttato il vento favorevole addirittura spingendosi a nuovi massimi storici.

Danni economici per il momento limitati

Se i mercati finanziari hanno ben presto ignorato la Brexit, sul fronte economico la prevista uscita della Gran Bretagna dall’UE ha provocato sinora solo scarsi effetti negativi. Nel Regno Unito, in settembre, si è addirittura registrato un inatteso e consistente miglioramento del clima di fiducia delle imprese, ma è ancora presto per dichiarare l’allarme definitivamente rientrato. In realtà l’economia britannica sta beneficiando della moneta debole, ma gli effetti negativi di una tendenziale frenata degli investimenti societari si ripercuoteranno solo con un certo ritardo nelle statistiche ufficiali. Lo stesso vale per l’UE: pur osservando un leggero peggioramento dell’attività commerciale, le ripercussioni della Brexit sulla congiuntura europea rimangono comunque molto più modeste di quanto da molti temuto.

Congiuntura globale: poco dinamica, ma sulla buona strada

Nel frattempo la congiuntura globale rimane poco dinamica. Gli indicatori sono tuttora puntati sulla crescita, ma nella maggior parte delle regioni il motore congiunturale non va (ancora) a pieni giri. Negli Stati Uniti i mesi estivi hanno portato un netto degrado dell’attività delle imprese che ha colpito prima il settore industriale, poi quello dei servizi e ha messo per il momento in dubbio le prospettive congiunturali altrimenti positive. L’economia americana si conferma comunque molto robusta e beneficia soprattutto dei consumi privati sempre sostenuti. L’andamento favorevole dell’occupazione e il vigoroso mercato immobiliare dovrebbero consentire ai consumi privati di fornire un importante contributo alla crescita americana sino alla fine dell’anno.

Anche in Europa i consumi privati costituiscono il pilastro portante della crescita economica da alcuni trimestri. Progressi moderati, ma costanti del mercato del lavoro europeo e un’ulteriore espansione del volume dei prestiti dovrebbero confermare anche qui gli impulsi positivi alla crescita da parte dei consumi privati. Ciononostante, il ritmo di crescita si è un po’ indebolito pure in Europa rispetto al primo semestre.

Infine sembra che i mercati emergenti abbiano raggiunto il punto di svolta inferiore: nei grandi paesi, tra cui Russia o Brasile, si moltiplicano i segnali di una ripresa economica, il che ha attirato ingenti capitali in concomitanza con la politica monetaria espansiva nei paesi industrializzati. Anche in Cina, il maggiore tra i paesi emergenti, i recenti indicatori congiunturali segnalano una ritrovata stabilità dell’economia, tuttavia l’andamento della congiuntura cinese costituisce il rischio più grosso per l’economia mondiale.

Azioni tuttora favorite

In questo scenario di moderata espansione della crescita economica abbinata a una politica monetaria sempre espansiva, quindi a un basso livello dei tassi, la Banca Migros conferma la sovraponderazione degli investimenti in azioni. Un premio di rischio tuttora elevato rispetto alle obbligazioni e rendimenti dei dividenti talora considerevoli confermano l’attrattiva di questa classe di asset. Infine, l’incessante caccia al rendimento ha fatto precipitare anche i premi di rischio di altri investimenti, ad esempio delle obbligazioni high yield o emergenti, aumentando l’appetibilità dei titoli di partecipazione.

Nell’ultimo trimestre, tradizionalmente contrassegnato da una spiccata volatilità, i mercati azionari attendono alcuni importanti avvenimenti politici. Le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti oppure il referendum costituzionale fissato per l’inizio di dicembre in Italia possono senz’altro gettare incertezza sui mercati.

Continuiamo a credere in un certo potenziale di ripresa dei mercati azionari europei, che anche nel prossimo futuro dovrebbero beneficiare della politica monetaria sempre espansiva adottata dalla BCE e dei rassicuranti consumi interni. Lo stesso vale per il mercato azionario svizzero. In base alle valutazioni relative calcolate sul previsto rapporto prezzo/utile, i mercati azionari del Vecchio Continente ci sembrano più interessanti dei titoli di partecipazione statunitensi.

Sottoponderare le obbligazioni

In considerazione dell’andamento moderato della congiuntura mondiale e al livello dei tassi rispettivamente basso in prospettiva storica non vediamo motivi per ridimensionare la nostra sottoponderazione nelle obbligazioni. In particolare il segmento in CHF rimane contrassegnato da rendimenti negativi alla scadenza, costringendo l’investitore ad assumere rischi nella sua affannosa ricerca di rendimento. Manteniamo dunque la nostra sottoponderazione in obbligazioni, soprattutto nel segmento in CHF.

Si allentano le tensioni sui cambi del dopo Brexit

Il sì alla Brexit aveva provocato massicce turbolenze anche sui mercati dei cambi, ma nel frattempo la tempesta è passata. La sterlina britannica si è provvisoriamente assestata attorno a quota 1.30 USD, anche se un nuovo indebolimento è senz’altro possibile a causa dell’esplicita disponibilità della Bank of England a ridurre ulteriormente i tassi per stimolare la crescita.

Anche le aumentate pressioni al rialzo sul franco svizzero, indotte dalle turbolenze del dopo Brexit, si sono placate. Nel frattempo la valuta elvetica è tornata sotto l’importante soglia di 1.10 euro consentendo alla BNS di ridurre notevolmente i suoi interventi sul mercato dei cambi.

Le tendenze al rialzo del dollaro statunitense che avevano contrassegnato l’inizio dell’anno sono rientrate con la correzione al ribasso delle previsioni da parte della Fed. È possibile che si confermi una moderata pressione al rialzo nel medio termine, ma si esclude un sostanziale apprezzamento del biglietto verde sino a fine anno.

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