Il mercato ribassista è acqua passata?

Di recente i mercati azionari appaiono molto più positivi e alimentano le speranze che il peggio sia passato. Purtroppo, l’economia si sta deteriorando e siamo ancora troppo lontani da tassi d’inflazione stabili che potrebbero portare a una riduzione dei tassi d’interesse.

Negli ultimi mesi la situazione in borsa è migliorata. I dati sull’inflazione più deboli, le notizie di un allentamento delle restrizioni legate al Covid in Cina e un dollaro USA più debole hanno provocato un rally in borsa. Con i loro dati trimestrali molte società hanno superato le aspettative degli analisti, che sono state notevolmente ridotte anticipatamente. Il calo dei tassi d’inflazione a livello mondiale è incoraggiante e suscita in molti investitori la speranza che le principali banche centrali pongano presto fine all’innalzamento dei tassi. L’indice di volatilità VIX è tornato a un livello di 20, quindi ai minimi storici. Quest’anno le azioni europee hanno perso notevolmente valore e presentano valutazioni basse rispetto a quelle americane. Molti investitori temono di perdere un rally di fine anno e auspicano che i tempi del mercato ribassista siano finalmente finiti. Ci siamo lasciati il mercato ribassista alle spalle e ci troviamo in una fase di rialzo?

L’entità del calo dell’inflazione è decisiva

Negli Stati Uniti l’inflazione dovrebbe aver oltrepassato il suo apice. Per le banche centrali non è rilevante solo se, ma anche a quale livello si ripresenterà il tasso d’inflazione. E sotto questo profilo, l’inflazione annua statunitense è ancora molto elevata: pari al 7,7%, è ancora lontana dall’obiettivo stabilito del 2%. Gli effetti della politica monetaria con un aumento dei tassi si faranno sentire sull’economia solo dopo qualche mese. A causa della persistente tensione del mercato del lavoro e della guerra in Ucraina, è probabile che l’impennata dei prezzi rimanga notevolmente accentuata ancora per un certo periodo di tempo e che, di conseguenza, il ciclo di rialzo dei tassi d’interesse non si concluda a breve. Al momento le banche centrali attribuiscono maggiore importanza alla stabilità dei prezzi che alla crescita economica. Finché il mercato non subirà riduzioni dei tassi d’interesse e una distensione sul mercato del lavoro statunitense, una ripresa a lungo termine delle azioni non si verificherà così rapidamente.

Il contesto economico resta incerto

L’attuale contesto economico globale, accompagnato da incertezze geopolitiche, è incerto e volatile. Nei prossimi mesi, l’aumento dei tassi di riferimento frenerà l’economia, causando probabilmente una flessione della congiuntura, con utili societari inferiori e insolvenze delle imprese. A causa dell’inflazione e del persistere di prezzi elevati dell’energia, l’economia dell’eurozona e del Regno Unito sta già attraversando una fase di declino. La ripresa dell’economia cinese è lenta. L’attuale inasprimento delle restrizioni per il Covid e le ondate di protesta popolare hanno un impatto negativo sulla crescita economica globale complessiva. L’economia statunitense è ancora in fase di crescita e probabilmente subirà una lieve recessione solo in un secondo momento. Recentemente, la politica monetaria ultraespansiva delle banche centrali è stata utilizzata per proteggere i Paesi dalle recessioni. Nell’attuale contesto caratterizzato da tassi d’inflazione elevati, questo strumento non può più essere utilizzato.

Di conseguenza, gli investitori non devono farsi ingannare dall’attuale recupero azionario. Continueranno ad affrontare venti contrari. Anche se le pressioni inflazionistiche dovessero allentarsi nei prossimi mesi, la velocità e l’entità del calo dell’inflazione causeranno volatilità nei mercati. Inoltre, il peggioramento dell’economia globale (la Svizzera sembra avvicinarsi a una recessione) induce prudenza l’investitore e favorisce un orientamento difensivo del portafoglio.

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