Come previsto, la banca centrale statunitense Fed non modifica il tasso di riferimento e ci vorrà ancora molto per cambiare le cose. L’ancora elevata inflazione si sta rivelando troppo persistente e la situazione del mercato del lavoro è ancora tesa.
Ancora a inizio anno gli operatori dei mercati finanziari prevedevano fino a sei tagli dei tassi entro la fine del 2024. Queste aspettative hanno iniziato da qualche tempo a svanire letteralmente nel nulla. L’inflazione rimane tenacemente troppo elevata, il surriscaldato mercato del lavoro si rivela ancora troppo resistente e la congiuntura statunitense è troppo robusta nonostante il rallentamento nel primo trimestre del 2024. Al momento la Fed non ha quindi alcun margine di manovra per ridurre i tassi d’interesse. Di conseguenza i mercati si mostrano disillusi. Sino a fine anno, sui mercati a termine al momento non sono previsti nemmeno due interventi di riduzione dei tassi.
Inflazione: si attende la costante tendenza al ribasso
Non si può escludere che queste aspettative si indeboliscano ulteriormente. Nella conferenza stampa successiva alla decisione sui tassi il presidente della Fed Jerome Powell ha infatti chiarito inequivocabilmente che la banca centrale statunitense osserva con preoccupazione l’attuale andamento dell’inflazione. Il rincaro, che negli ultimi due mesi è tornato a prendere slancio, non dà molto adito all’ottimismo. Con il 3,5% l’inflazione è nettamente superiore all’obiettivo perseguito del 2%. Già in occasione dell’ultima decisione di aprile, Powell riteneva che la fiducia non fosse abbastanza per poter presupporre un costante calo dell’inflazione.
La Fed ha le mani legate
Questa già bassa fiducia nel frattempo è stata completamente distrutta. Powell ha affermato in modo tanto sobrio quanto inequivocabile: al momento la Fed non ritiene che ci siano più progressi nella lotta contro l’inflazione. Questa situazione non dovrebbe cambiare molto presto. Infatti, la dinamica sottostante dell’inflazione – in particolare dei costi salariali e dei servizi di base – non depone a favore di una rapida riduzione dell’inflazione. Per quanto riguarda la riduzione dei tassi d’interesse, per il momento la Fed rimane vincolata. Inoltre, sui mercati finanziari emergono le prime speculazioni sul fatto che la Fed potrebbe addirittura procedere a un ulteriore aumento del tasso di riferimento.
Non vogliamo (ancora?) arrivare a questo punto. Ma, sebbene abbiamo sempre pensato che le speranze di una riduzione dei tassi d’interesse fossero sempre eccessive e previsto un massimo di tre riduzioni nell’anno in corso, anche noi ci vediamo costretti a una revisione delle previsioni. Per il 2024 ci attendiamo al massimo una riduzione dei tassi d’interesse (-25 pb) che avverrà non prima dell’autunno. La quotazione del dollaro tenderà dunque ad essere più forte sia rispetto al franco che all’euro. Inoltre, i mercati azionari devono continuare ad esercitare pazienza riguardo ad un vento favorevole della politica monetaria da parte della principale banca centrale. Infine, questa situazione di partenza implica che la Banca centrale europea agirà prima della Fed: già a giugno ridurrà i tassi d’interesse.
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