Decisione della Fed del 18 settembre 2024: la Fed soccombe al canto delle sirene

La Federal Reserve americana ha abbassato oggi il tasso di riferimento per la prima volta in quattro anni. Ha attuato un allentamento di 50 punti base, all’attuale 5,00% (limite superiore della fascia), cedendo così alle aspettative del mercato di un taglio mostruoso.

La Federal Reserve americana ha abbassato oggi il tasso di riferimento per la prima volta in quattro anni. Ha attuato un allentamento di 50 punti base, all’attuale 5,00% (limite superiore della fascia), cedendo così alle aspettative del mercato di un taglio mostruoso.

Alla fine le cose sono state emozionanti. Se alla vigilia dell’odierna decisione sui tassi c’era consenso sul fatto che la Fed avrebbe abbandonato il livello dei tassi d’interesse più alto degli ultimi 24 anni, di recente sono aumentate le speculazioni sull’entità della riduzione. Mentre gli analisti tendevano a ipotizzare un «piccolo» allentamento di 25 punti base, gli investitori si aspettavano in generale una riduzione di ben 0,5 punti percentuali. Recentemente, i mercati a termine hanno implicito una probabilità di una tale «grande» mossa superiore al 65%.

Aspettative non imparziali

È vero che i sostenitori di un passo verso i cinquanta hanno argomentato con l’introdotto raffreddamento sul mercato del lavoro americano. Dal momento che la banca centrale statunitense ha un doppio mandato, ossia l’impegno a mantenere la stabilità dei prezzi e il mantenimento delle condizioni quadro congiunturali ottimali, hanno ritenuto giunto il momento di affrontare direttamente con la forza della politica monetaria i venti contrari che stanno emergendo all’economia.

Questo punto di vista non manca di una certa logica. Va tuttavia anche detto che gli investitori azionari mancano probabilmente di una certa obiettività. I tassi bassi sono positivi per la performance del mercato azionario e tassi ancora più bassi sono ancora meglio. Di conseguenza, nelle aspettative sui mercati a termine era alimentata una sostanziosa dose di speranza nella liquidità più conveniente possibile, quindi le aspettative degli investitori riguardo alla riduzione dei tassi d’interesse si sono rivelate più volte eccessive e troppo ambiziose. Questo desiderio è spesso il padre del pensiero anche sui mercati finanziari.

A dispetto di tutte le previsioni pessimistiche, la congiuntura statunitense è solida

È irritante che la Fed si sia comunque piegata a queste aspettative e abbia abbassato il tasso di riferimento di 50 punti base. In primo luogo, i dati sull’inflazione di agosto hanno dimostrato, ancora una volta, che l’inflazione non è ancora diminuita come auspicato. I costi abitativi, in particolare, continuano a provocare un aumento dei prezzi, che mantiene l’inflazione di base a un elevato 3,2%. In secondo luogo, la congiuntura statunitense continua a trovarsi in una situazione molto solida. L’elevato livello dei tassi d’interesse non ha finora smorzato la propensione alla spesa degli americani e i crediti al consumo hanno addirittura raggiunto nuovi livelli massimi. Non sorprende quindi che l’indicatore in tempo reale della Fed di Atlanta lasci presagire una crescita economica del 3% per il 2024. 

Continuiamo a considerare i segnali di raffreddamento sul mercato del lavoro non come il presagio di un vero e proprio crollo, ma, al contrario, come l’inizio di una sana normalizzazione dopo un surriscaldamento in modo allarmante. A ciò si aggiunge il fatto che la crescita annua dei salari rimane elevata al 4,6%.

Una mossa controproducente?

In questo contesto riteniamo inopportuno procedere a un taglio di 50 punti estremamente insolito, e lanciamo anche il segnale che l’economia statunitense è in condizioni peggiori di quanto suggeriscano i dati economici. Non si può quindi escludere che questo grande allentamento danneggerà la fiducia generale, minando gravemente il percorso di crescita. 

Pertanto, riteniamo che la riduzione dei tassi d’interesse di 50 punti base sia un approccio troppo deciso, che può trasformarsi in un boomerang congiunturale. Riteniamo invece corretto il percorso di riduzione caratterizzato dalla prudenza, come suggerito dal cosiddetto «dot plot»: nel complesso, i membri con diritto di voto del Federal Open Market Committee prevedono che il tasso di riferimento si attesterà tra il 3,25% e il 3,5% entro la fine del 2025, una cifra ancora nettamente superiore alle aspettative di mercato. Questo conferma la nostra previsione, nonostante l’odierno botto, secondo cui la Fed adotterà un approccio prudente.

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