Il tasso ipotecario di riferimento rimane invariato anche a dicembre. Di conseguenza, gli inquilini in Svizzera dovranno pazientare fino a marzo un riaggiustamento del principale parametro di riferimento.
Il tasso ipotecario di riferimento non scende: dopo che lo scorso anno il parametro di riferimento per gli affitti in Svizzera è salito all’1,75%, non si verificherà di nuovo alcuna riduzione, come annunciato oggi lunedì dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB). Di conseguenza, l’1,75% rimane il valore di riferimento.
Al limite
Il tasso ipotecario di riferimento è determinato in modo rigorosamente aritmetico, ossia viene arrotondato matematicamente a un quarto di punto percentuale. La base di calcolo è rappresentata dai tassi ipotecari medi, rilevati ogni trimestre dalla Banca nazionale svizzera, i quali si situavano ancora all’1,67% all’inizio dell’autunno. Dunque la riduzione entro la fine di quest’anno era sul filo del rasoio. Il calo dei tassi ipotecari medi all’1,63% ha impedito per poco la riduzione del tasso ipotecario di riferimento. Per un adeguamento al ribasso sarebbe stato necessario un calo all’1,62%.
Con ogni probabilità, l’UFAB dovrà adeguare verso il basso il tasso ipotecario di riferimento a marzo. Infatti, il tasso direttore della BNS ridotto quattro volte fino ad allora allo 0,75% (attualmente: 1,00%) e la comunque già forte pressione sui tassi d’interesse sulle obbligazioni svizzere spingono verso il basso anche i tassi ipotecari, il che rende l’adeguamento del tasso di riferimento solo una questione di tempo.
Riduzioni contenute degli affitti
In linea di principio una buona notizia per gli inquilini, perché acquisisce per loro un diritto generale a una riduzione del tasso d’interesse del 2,9% a condizione che il locatore abbia applicato i precedenti aumenti dei tassi di riferimento. Questo diritto viene però ridotto dal rincaro accumulato e da un «aumento generale dei costi», che può essere trasferito dai locatori con un massimo del 40%. A seconda dell’ultimo aumento dell’affitto, la riduzione effettiva della pigione può ridursi notevolmente. Infatti, fino al maggio dello scorso anno, anche la Svizzera ha dovuto far fronte a tassi d’inflazione nettamente eccessivi.
Dal momento che una riduzione del canone d’affitto può essere richiesta solo in caso di precedente aumento dello stesso, e inoltre questo difficilmente dovrebbe raggiungere il livello teorico possibile del 2,9%, non prevediamo un forte spostamento della componente locativa del tasso d’inflazione. Ci attendiamo di conseguenza che, con la fissazione del tasso di riferimento di marzo, l’inflazione svizzera si spinga verso il basso al massimo di 0,2 punti percentuali.
Nessun argomento a favore di nuovi tassi negativi
Sembra poco, ma potrebbero rafforzare ulteriormente le preoccupazioni deflazionistiche più volte emerse. Infatti, con un tasso d’inflazione attuale dello 0,6%, l’inflazione nazionale si avvicina sempre di più al limite inferiore della fascia di stabilità dei prezzi indicata dalla BNS dallo 0 al 2%.
Ciò non rappresenta comunque un argomento a favore di una riduzione del tasso di riferimento al di sotto dello zero percento, anche se sarebbe d’accordo, in particolare sui mercati finanziari. Sulla base della struttura dei contratti di locazione, infatti, le riduzioni degli affitti non saranno attuate in gran parte prima della fine del terzo trimestre. L’impatto sull’inflazione complessiva 2025 sarà quindi marginale. Oltre a considerazioni economiche di principio e agli effetti di stimolo della congiuntura che agiscono tutt’al più molto modesti e solo a brevissimo termine, anche il calo dei tassi di riferimento atteso per la primavera non è motivo per nuovi tassi negativi.
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