Marketing in a Barbie World

Il film di Barbie suscita scalpore. Il film è polemica proprio come la bambola stessa. Da segnalare in particolare sono le 100 collaborazioni di prodotti che il produttore Mattel ha stretto con diversi marchi. Non per nulla si parla del colpaccio di marketing dell’anno.

Un’estate di colore rosa con il film di Barbie

Quest’estate Barbie è molto presente. Poco importa su quale piattaforma ci si muova, ci si imbatte continuamente nel rosa e nella Barbie. Le scritte di Barbie scintillano di brillantini sulle scarpe da ginnastica e anche chi digita «Barbie» su Google viene travolto da stelline rosa. Il motivo di questo hype è il film di Barbie, nelle sale da alcune settimane.

La notorietà di Barbie va oltre ogni limite. La bambola esiste da 64 anni ed è nelle camerette di moltissimi bambini e bambine. Molte generazioni sono state in qualche modo influenzate da Barbie. Mentre alcuni apprezzano il mondo dell’arte kitsch, altri sono infastiditi dalle misure irrealistiche del corpo della bambola. Il film mostra una Barbie che vive un giorno perfetto dopo l’altro in un mondo artificiale fatto di rosa. Improvvisamente acquisisce consapevolezza umana, si rende conto di essere mortale e piomba nel mondo reale. A quel punto capisce che quello reale è un mondo completamente diverso. Deve fare i conti soprattutto con il patriarcato, il suo partner Ken ne è invece felice. Barbie affronta le sfide e cerca di creare un mondo più egualitario.

Le opinioni sul film sono controverse come la bambola stessa. Alcuni vanno pazzi della nuova Barbie moderna che, in quanto donna indipendente e autodeterminata, è più in linea con lo spirito del tempo di oggi. Altri sono irritati dell’eterna lotta tra i sessi e vedono nel film una propaganda contro gli uomini a opera delle femministe. Sul piano dei contenuti, il film non è certo un capolavoro, all’origine del successo del film vi è piuttosto una campagna di marketing ben riuscita. Gli esperti di marketing parlano addirittura di colpaccio di marketing dell’anno. Finora il film ha incassato più di un miliardo di dollari, a fronte di costi di produzione e di pubblicità ammontanti a soli 260 milioni di dollari.

Collaborazioni per prodotti a più non posso

I prodotti e i brand sono sempre più spesso soggetti cinematografici di Hollywood. Il product placement in sala cinematografica esiste da tempo: tutti conoscono l’auto di James Bond. Ma finora non era prassi abituale che un’azienda, come il produttore di Barbie Mattel, co-producesse il film e ne condividesse il successo mediante il proprio brand.

Le bambole Barbie costituiscono per la Mattel una quota di fatturato pari al 25%. Nel periodo del Covid sono state vendute molte bambole Barbie, quest’anno il fatturato è stato meno brillante. Nei primi sei mesi dell’anno, le vendite di bambole Barbie sono crollate del 26% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi anni la Mattel ha aumentato la diversità delle bambole lanciando anche una Barbie transgender. Con il nuovo film la Mattel cerca di riposizionare la bambola aumentando di conseguenza il fatturato.

Ma la Mattel non ha prodotto questo film soltanto allo scopo di vendere più bambole Barbie. La sua è piuttosto una strategia di commercializzazione di ampio respiro. Il CEO della Mattel, Ynon Kreiz, sta seguendo una nuova strategia e intende passare da produttore di giocattoli a società di franchising, come Disney. Con personaggi di Star Wars e Frozen, Disney ha mostrato come si possono creare e sfruttare commercialmente franchise cinematografici di successo.

Per il film di Barbie, la Mattel ha stretto oltre 100 collaborazioni con diversi brand. Vi sono, fra gli altri, ciabatte Birkenstock di Barbie, smalti per unghie di Barbie e persino Maserati di Barbie. Anche con Airbnb, la nota piattaforma di prenotazione di alloggi per vacanze, la Mattel ha avviato una collaborazione di prodotto: a Malibu Dreamhouse, gli ospiti possono affittare il proprio appartamento con Airbnb e vivere in prima persona l’atmosfera di Barbie. Le aziende pagano royalties per l’utilizzo del logo di Barbie. Pare che per il marchio Birkenstock il diritto di licenza sia superiore al 15% del fatturato. Queste costose licenze per le oltre 100 collaborazioni di prodotti hanno consentito alla Mattel di aumentare notevolmente il fatturato.

Altri film in progetto

Oltre alle redditizie collaborazioni di prodotto e a un maggiore grado di notorietà di Barbie, la Mattel trae vantaggio anche da un nuovo posizionamento del marchio, dando a Barbie un aspetto più moderno. A beneficiarne notevolmente, grazie all’elevato volume di ingressi al cinema, è anche Warner Bros., lo studio cinematografico che produce il film. Dall’inizio dell’anno entrambe le società sono riuscite ad aumentare i loro corsi azionari rispettivamente di circa il 20% (Mattel) e del 34% (Warner Bros.). A seguito del successo di Barbie, Mattel ha in progetto altri 14 film con altri marchi, come ad esempio Polly Pocket.

Non è tutto perfetto alla Mattel. In fin dei conti, l’azienda continua a produrre bambole ottenute dal petrolio, rendendosi vulnerabile alle critiche. Al momento, però, il successo della campagna di marketing sembra lasciare tutto in secondo piano.

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