Molte donne lavorano a tempo parziale o hanno interruzioni di carriera a causa di maternità. Entrambi hanno un impatto negativo sul livello delle prestazioni pensionistiche. Per le donne è quindi ancora più importante occuparsi presto della pianificazione previdenziale.
Quelle più colpite sono soprattutto le famiglie monoparentali e le persone sole o divorziate. In Svizzera le rendite pensionistiche delle donne sono inferiori a quelle degli uomini. E non è tutto, sono anche più colpite dal problema della povertà in età avanzata. Ecco perché le donne dovrebbero iniziare per tempo a occuparsi della pianificazione previdenziale e prepararsi a far fronte a diverse eventualità.
Questi sono i fatti
In relazione all’AVS le donne e gli uomini percepiscono rendite simili. La ragione risiede nella ridistribuzione dai redditi elevati a quelli bassi e anche negli accrediti assistenziali e nello splitting dell’AVS, per i quali seguiranno maggiori dettagli più avanti. Per contro, dalla cassa pensioni le donne ricevono in media circa la metà degli uomini, rispettivamente 1167 franchi e 2081 franchi al mese (valori medi riferiti al 2020). I motivi di questa discrepanza sono molteplici.
- Tasso di occupazione basso: le donne restano più spesso lontane dal mercato del lavoro rispetto agli uomini. Dopo la nascita di un figlio, ad esempio, le donne non svolgono alcuna attività professionale al di fuori delle proprie mura domestiche per un periodo medio di cinque anni;
- Lavoro a tempo parziale: attualmente il 59,1% delle donne attive esercita un’occupazione a tempo parziale. Stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica del 2020, per gli uomini questa quota è pari solo al 18,3%. Il lavoro a tempo parziale può quindi essere definito una caratteristica tipica dell’attività professionale delle donne. Il problema è questo: un grado di occupazione ridotto implica spesso rapporti di lavoro non sicuri, coperture sociali peggiori nonché minori opportunità di formazione e carriera.
- Le differenze salariali: anche il divario salariale è uno dei fattori che determinano una situazione patrimoniale peggiore per le donne in età avanzata. Occorre infatti tenere presente che le prestazioni del 1° pilastro (AVS) e del 2° pilastro (cassa pensioni) dipendono in primo luogo dallo stipendio. Il salario mediano delle donne è a tutt’oggi inferiore a quello degli uomini, Nel 2018 questa differenza era dell’11,5% rispetto al 16,6% del 2008.
Che cosa bisogna fare quindi? È opportuno considerare le misure descritte di seguito:
AVS: evitare le lacune contributive
Il lavoro a tempo parziale si traduce solitamente in una riduzione delle prestazioni AVS. Solo chi può dimostrare un periodo senza lacune di versamento dei contributi e un reddito annuo medio di 88 020 franchi percepisce la rendita mensile massima di 2450 franchi, ossia 29 400 franchi all’anno (cifre riferite al 2023). Tutte le persone pensionate con un reddito medio pari o inferiore a 14 700 franchi e che non presentano lacune contributive percepiscono la rendita minima di 1225 franchi al mese. C’è un aspetto da considerare: il reddito medio annuo rilevante è costituito non solo dal reddito da lavoro, ma anche dagli accrediti per i figli e per l’assistenza ai parenti più stretti (vedi più in basso).
Chi presenta lacune contributive ha diritto solo a una rendita parziale. Per le rendite di vecchiaia, ogni anno di contribuzione mancante comporta una riduzione pari al 2,27%. Per evitare questi frangenti, si può pagare il contributo minimo annuo dell’AVS, attualmente fissato a 514 franchi. Un consiglio: richiedete alla cassa di compensazione AVS un estratto del vostro conto AVS. È possibile colmare le lacune contributive effettuando entro cinque anni un pagamento a posteriori. Maggiori informazioni a questo link sull’AVS e a questo link sulle lacune contributive AVS.
Accrediti per compiti educativi AVS
Come già accennato, l’AVS include nel calcolo delle rendite anche gli accrediti per compiti educativi. In concreto, la cassa di compensazione attribuisce alla persona assicurata un accredito per ogni anno dedicato all’educazione di uno o più figli di età inferiore ai 16 anni. L’importo è fisso ed equivale a tre volte la rendita minima annua (nel 2023: 44 100 franchi). Questo importo annuo viene diviso per il numero di anni di contribuzione. Per calcolare l’ammontare della rendita di vecchiaia, la cassa di compensazione somma gli accrediti per compiti educativi al reddito da lavoro. Durante il matrimonio o l’unione registrata, entrambi i partner percepiscono la metà dell’accredito educativo. In caso di divorzio o di scioglimento di un’unione registrata, si applicano disposizioni particolari. In linea di massima, se l’autorità parentale è affidata a un unico genitore, l’intero accredito educativo viene assegnato al genitore che la detiene.
Notificare gli accrediti AVS per compiti assistenziali
Gli accrediti per compiti assistenziali funzionano in maniera simile a quelli per i compiti educativi. Sono supplementi al reddito da lavoro determinante per la pensione, che mirano quindi a garantire una rendita più elevata a chi si occupa di parenti bisognosi di cure. Questa possibilità va soprattutto a vantaggio delle donne, che sono spesso impegnate nell’assistenza ai familiari e per questo rinunciano a un’attività lucrativa a tempo pieno.
Il calcolo viene effettuato come per gli accrediti per i compiti educativi. In concreto, la cassa di compensazione attribuisce alla persona assicurata un accredito pari a tre volte la rendita minima annua per ogni anno dedicato all’assistenza di uno o più parenti che necessitano di cure. Durante il matrimonio o l’unione domestica registrata entrambi i partner ricevono la metà dell’accredito di assistenza. Attenzione: non si può essere beneficiari di un accredito per compiti assistenziali lo stesso anno in cui la cassa di compensazione concede già un accredito per compiti educativi. Chi si occupa di parenti bisognosi di cure deve comunicarlo annualmente alla cassa di compensazione cantonale. La notifica è necessaria perché l’attribuzione degli accrediti non è automatica.
Richiedere lo splitting della rendita AVS
Il reddito percepito durante il matrimonio o l’unione domestica registrata viene accreditato per metà ai coniugi o ai partner non appena il matrimonio o l’unione registrata viene sciolta per via giudiziaria. Lo stesso vale se entrambi i coniugi o i partner hanno diritto alla rendita AVS o AI. In virtù di questo cosiddetto splitting, le donne con un’attività lavorativa ridotta o un’interruzione dell’attività lavorativa possono comunque beneficiare di una rendita AVS più elevata. Un dato importante: lo splitting delle rendite non avviene automaticamente, deve essere invece richiesto all’AVS.
Rendita per superstiti AVS: denaro per vedove e vedovi
Proprio come la rendita di vecchiaia AVS, anche la rendita per superstiti AVS dipende dalla durata di contribuzione e dall’ammontare del reddito medio. Sono però determinanti solo i redditi assicurati della persona deceduta. Nel caso in cui quest’ultima sia morta prima di aver compiuto il 45° anno di età, viene concesso un cosiddetto supplemento di carriera ipotetico. Di conseguenza, per il calcolo della rendita per superstiti, il reddito medio viene aumentato percentualmente.
Se gli assicurati hanno contemporaneamente diritto a una rendita per la vecchiaia e a una rendita per superstiti, percepiscono solo quella più elevata tra le due. Questo è un vantaggio per le donne che, a causa di interruzioni dell’attività lavorativa o di lavoro a tempo parziale, percepiscono solo una modesta rendita di vecchiaia AVS.
Ottimizzare il secondo pilastro
Come nell’AVS, anche nel 2° pilastro vi sono ostacoli per chi lavora a tempo parziale. Solo a partire da un salario pari a 22 050 franchi, infatti, il datore di lavoro è tenuto ad assicurare i collaboratori e le collaboratrici tramite la cassa pensioni. Di conseguenza, se una collaboratrice percepisce uno stipendio pari o inferiore a 22 050 franchi, non vengono effettuati versamenti nella previdenza professionale. Esistono comunque casse pensioni che assicurano volontariamente i salari al di sotto del valore soglia. Ma cosa occorre fare se la cassa pensioni del datore di lavoro non prevede questa possibilità?
- Svolgere più attività a tempo parziale per poter raggiungere la soglia di contribuzione e assicurare l’importo totale presso una cassa pensioni. Tuttavia, non tutti gli istituti di previdenza offrono questa possibilità e in alternativa il salario in questione si può assicurare volontariamente tramite l’istituto collettore LPP.
- Effettuare in un secondo momento versamenti ottimizzati dal punto di vista fiscale nella cassa pensioni per colmare le lacune previdenziali.
- Prolungare l’attività professionale oltre i 64 anni di età (o ora 65).
- Aumentare il grado di occupazione.
- Riscatto nella cassa pensioni (presupposto è la presenza di una lacuna di copertura e di mezzi liberi).
Versare nel pilastro 3a
Per colmare le lacune previdenziali si dovrebbe utilizzare anche il pilastro 3a. Chiunque ha un reddito da lavoro soggetto all’AVS ha diritto a effettuare versamenti fino a un determinato importo nel pilastro 3a e a detrarre la somma dal reddito imponibile. Questa è una possibilità anche per le donne che, occupandosi dei bambini, lavorano a tempo parziale. Qui si osserva però un’ingiustizia del sistema previdenziale dei tre pilastri. Perché chi è assicurato presso una cassa pensioni (e quindi ha già una previdenza relativamente buona) può versare fino a 7056 franchi nel pilastro 3a. Chi invece non è affiliato a una cassa pensioni perché percepisce un salario annuo inferiore a 22 015 franchi può versare solo al massimo il 20% dello stipendio nel pilastro 3a.
La responsabilità personale è indispensabile
Qualunque siano le vostre scelte – lavorare o meno, sposarvi o vivere in concubinato o, ancora, dedicarvi all’educazione dei figli – assicuratevi l’indipendenza finanziaria occupandovi in tempo utile della previdenza personale per la vecchiaia.