Quali debitori devono tremare

L’aumento dei tassi da parte della banca centrale statunitense non fa comodo a tutti i paesi. Quanto più i debiti sono cresciuti negli ultimi anni, tanto maggiori saranno i problemi causati dall’aumento dei tassi. Sarà un paese a subire particolari pressioni: la Cina.

Un piccolo intervento sui tassi dello 0,25 percento getta il mondo finanziario nello scompiglio. E a ragione: tutti coloro che sinora sono riusciti a indebitarsi a condizioni vantaggiose si trovano davanti tempi più duri. Ma quali debitori finiranno in difficoltà prima degli altri?

Il seguente grafico mostra i paesi che si annoverano tra i candidati traballanti. Sull’asse verticale è riportato l’intero debito in rapporto al prodotto interno lordo (Pil). Sono compresi i debiti dello Stato, delle imprese e dei privati. L’asse orizzontale classifica i paesi in base alla loro ricchezza (Pil pro capite). Infatti, un paese ricco può anche sopportare un indebitamento maggiore. In un paese emergente, invece, il valore dei beni prodotti pro capite si colloca appena al di sopra del minimo vitale. Di conseguenza sono esigue le capacità di accumulare risparmi o riserve. Nel grafico questo nesso è rappresentato dalla curva azzurra. In altri termini, quanto maggiore è la distanza di un paese dalla curva, tanto più pericoloso diventa un aumento dei tassi.

I paesi con problemi di indebitamento
I paesi con problemi di indebitamento
Il grafico mostra il debito complessivo (Stato, imprese, privati) di diversi paesi nonché il loro livello di benessere. Vale la regola: quanto più un paese è posizionato sopra la curva azzurra, tanto più risulta pericoloso un aumento dei tassi. (Fonti: BRI, FMI, Deutsche AWM)

La presenza della Grecia non sorprende, anche se dopo la crisi della scorsa estate la battaglia con i creditori è temporaneamente accantonata. Altrettanto delicata è la situazione in Giappone: per impedire una stretta creditizia, la banca centrale giapponese sta acquistando titoli di stato per un controvalore di 700 miliardi di franchi l’anno. Grazie a questa misura il paese riesce per il momento ad arginare il rischio di un aumento dei tassi.

L’indebitamento elevato rende precaria – per molti inaspettatamente – anche la situazione in Cina. Ciò vale in particolare se si considera il minore livello di ricchezza e, di conseguenza, la ridotta capacità di indebitamento. Nel solo 2007 il debito del paese è esploso dal 160 al 240 percento del Pil. Il primo responsabile è il settore delle imprese. Ad aggravare la situazione si aggiunge il fatto che gran parte di questi crediti è stata assunta in dollari e non nello yuan, la moneta locale. Così i debitori sono riusciti a beneficiare di tassi d’interesse inferiori.

Questi crediti in valuta estera potrebbero tuttavia rivelarsi una bomba a orologeria.

Ciò ha portato alla rovina anche numerosi proprietari immobiliari nell’est europeo che per il finanziamento hanno puntato su un presunto vantaggioso prestito ipotecario in franchi. La situazione diventa critica se la valuta estera si apprezza improvvisamente. Ma è proprio quello che succederà con il dollaro, se saliranno i tassi d’interesse negli Stati Uniti. La Cina si trova così tra l’incudine e il martello: può lasciare che lo yuan cinese si apprezzi parallelamente al dollaro, ma sarebbe pesantemente colpito l’export e l’economia già in affanno subirebbe un’ulteriore frenata. Oppure il governo svaluta lo yuan rispetto al dollaro per dare ossigeno al settore dell’export. In questo caso, però, molte aziende cinesi non riuscirebbero più a pagare i loro aumentati debiti in dollari.

Conclusione: anche se la banca centrale statunitense intervenisse sui tassi in dosi omeopatiche, molti debitori finirebbero comunque in serie difficoltà.

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